I prezzi di benzina e diesel sembrano essere impazziti in quest’ultima settimana: è impossibile ormai trovare un distributore che venda la benzina a meno di due euro. E la sorte del diesel sembra simile se non addirittura peggiore. Ma sono proprio gli ultimi tragici avvenimenti a segnare questo rincaro, o c’è dell’altro?
Per saperne di più abbiamo deciso di parlare con Renato Chiodi, presidente Confcommercio Ascom Gallarate e Malpensa, componente del consiglio provinciale di Assopetroli e Figisc, ma soprattutto proprietario e amministratore unico di Sommese Petroli. Una società storica – nata nel 1969, e quindi ultracinquantenne – la cui rete di distribuzione è cresciuta in maniera significativa negli ultimi anni, arrivando a una sessantina di impianti stradali nel Nord-Ovest, tra Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta, con una particolare concentrazione nella nostra provincia.
La prima domanda che le faccio è un po’ strana: più ancora dell’impressionante prezzo superiore ai 2 euro per ogni litro di benzina, colpisce che il diesel, solitamente più economico, in molti impianti costi più della benzina. Perché?
«Il gasolio sta letteralmente volando, molto più della benzina. Si figuri che in molti casi, quando i prezzi sono ancora a favore del diesel, spesso sono frutto di una scelta commerciale: si spalmano i guadagni tra i due in maniera non proporzionale, per mantenere una parvenza di normalità. Perché succeda così, potrei dire che non lo so: non c’è un motivo oggettivo, il barile di greggio che aumenta vale per l’uno e per l’altro. L’unica vera differenza è che la domanda di carburante per i grandi trasporti è maggiore che quella per i veicoli privati. E questo si sente nel prezzo».
Questo è tutto effetto della guerra in Ucraina? O c’è dell’altro?
«Facciamo un ragionamento organico: oggi in Unione Europea circa il 34% del petrolio proviene dalla Russia. Già questa è una risposta: 4 milioni di barili su 11 richiesti nella UE arrivano da li. Se poi somma il fatto che le esportazioni passano da mar Baltico e mar Nero, due territori al momento bloccati, si può comprendere un’ulteriore difficoltà di approvvigionamento. Se poi ci mette che la Russia è il terzo produttore di petrolio ma il primo esportatore al mondo, la conferma è fatta: l’attuale condizione geopolitica spiega tutto quello che sta succedendo».
Siamo arrivati al picco o peggiorerà?
«Se adesso gli Stati Uniti, come sembra già definito, pongono l’embargo al petrolio russo la penalizzazione non sarà tanto per loro, che importano dalla Russia quantità non importanti di petrolio, ma per l’unione europea: questa decisione farà ulteriormente schizzare i nostri prezzi. Il greggio mentre le parlo è salito del 2% rispetto a ieri. Se l’embargo del prodotto russo si concretizzasse anche qui si creerebbe uno choc dei prezzi del petrolio. Diciamo che ora non si vede la fine del tunnel, anzi la situazione è destinata ad aggravarsi, anche in termini di possibilità di approvvigionamento. Nel Nord-Est d’italia sta terminando il carburante e noi stessi stiamo razionando il prodotto. Perchè non ce n’è a sufficienza, e se ce n’è si paga un prezzo incredibile. Questa è una pessima notizia per per il consumatore finale e per le imprese del settore trasporti e agricoltura, ma è devastante anche per tutta la nostra filiera, dai distributori ai benzinai: anche il singolo gestore del distributore è messo in assoluta difficoltà. Oggi un gestore e i grossisti impiegano molto più capitale di un anno fa per un prodotto il cui prezzo, tra l’altro, è per metà costituito da tasse. Se le cose continuano così ben presto non solo i prezzi saranno alle stelle, ma sarà difficile fornire il prodotto»
Quindi è anche la mancanza di prodotto a determinare il rialzo dei prezzi?
«Oggi i prezzi schizzano proprio perché non c’è prodotto: la catena è succube dalla scarsità. Per assurdo, i prezzi di vendita che lei vede non rispecchiano la reale situazione: dovrebbero essere più alti, ma per il momento ci siamo limitati ad assottigliare il più possibile i margini. Ma già oggi perdo soldi a quelle cifre li, perché so che il prossimo carico che comprerò lo comprerò a cifre mostruosamente più alte, e non potrò addossarle tutte sul consumatore».
12 marzo 2022