Fipe pone inoltre anche la questione del controllo del certificato verde a carico degli esercenti per l’accesso ai pubblici esercizi: «Era ed è una misura emergenziale e come tale deve essere superata nel momento in cui si conclude lo stato d’emergenza».
Costo inutile
Secondo la Federazione dei pubblici esercizi imporre questo impegno per altri 30 giorni ai gestori dei locali, in una stagione determinante per le attività turistiche quale è l’avvio della primavera e con la Pasqua alle porte, non ha più alcuna giustificazione. «Ogni giorno l’obbligo impone di dedicare almeno una persona a questo compito a fronte di un numero minoritario di “no vax” che ha già deciso, a prescindere, di non vaccinarsi. In altri termini un costo inutile in un periodo fortemente critico».
Sempre in prima linea
Fipe Confcommercio ricorda poi la massima disponibilità degli esercenti sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria: «Siamo stati in prima linea, da subito, nel sostenere, senza se e senza ma, la campagna vaccinale e le varie misure introdotte, green pass incluso, ma oggi resta la spiacevole sensazione che non si comprenda pienamente lo stato in cui versa il settore e la sua importanza come seconda voce di spesa dei turisti. Lo stop dal primo aprile al green pass per gli stranieri è un primissimo segnale, ma bisognava avere maggior coraggio dando un po’ di respiro alle nostre imprese, piegate da due anni di pandemia, da un aumento esorbitante dei costi dell’energia e delle materie prime alimentari e dall’assenza di flussi turistici».
Provvedimenti urgenti
Questa la chiosa della Federazione: «Bene ha fatto il Ministro Garavaglia, cui va il nostro ringraziamento, a rimarcare l’importanza della ristorazione e come a provvedimenti di restrizione debbano seguire compensazioni economiche. Servono provvedimenti urgenti e servono subito anche a costo di un ennesimo scostamento di bilancio».