BOLOGNA Le imprese femminili in Italia sono quasi 1 milione e 400 mila, il 22,1% del totale complessivo del Paese. Sette su dieci operano nel terziario, un quarto sono società di capitale, sono cresciute dell’1,6% negli ultimi 5 anni ma il Covid ne ha frenato il trend positivo tagliando nel 2021 le iscrizioni di nuove imprese (-12,1% rispetto al 2019).
Di seguito la sintesi dei risultati che emergono dall’indagine sulle imprese femminili realizzata da Terziario Donna Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio “Guglielmo Tagliacarne”.
I numeri
Per quanto riguarda i singoli settori, le donne che fanno impresa sono soprattutto attive nel commercio (il 23,5%), nelle attività di alloggio e ristorazione (il 29,3%), nel noleggio, nelle agenzie di viaggi e servizi di supporto alle imprese (26,5%).
Le imprese a prevalente conduzione femminile sono caratterizzate da una maggiore fragilità: oltre il 20% chiude entro i tre anni rispetto al 16% delle imprese non femminili.
Conciliazione
Per sei imprenditrici su dieci del terziario è fondamentale favorire la conciliazione tra lavoro e vita privata, tema per il quale è peraltro massimo lo stacco con gli imprenditori uomini (15 punti)
Pari opportunità
Anche sui temi del sostegno alla genitorialità e delle pari opportunità di carriera e di salario (rispettivamente secondo e terzo per importanza) le quote sono molto più elevate per le donne rispetto agli uomini (10 punti di stacco).
Ristori e carriera
Secondo il 56% degli intervistati i ristori previsti a beneficio delle imprese non sono stati adeguati.
Negli anni recenti è cresciuta la presenza di donne con cariche di responsabilità all’interno delle imprese, soprattutto nel terziario.
La presidente Lapini
Commenta Anna Lapini (foto), presidente di Terziario Donna Confcommercio: «Quello di oggi è il primo di una serie di incontri che intendono mettere la donna al centro del cambiamento. Il convegno è dedicato alle questioni legate alla parità di genere che mai come oggi hanno assunto un ruolo strategico a livello nazionale ed internazionale. Riteniamo che non esiste un diverso modo di fare impresa al maschile o al femminile, le leggi di mercato non fanno distinzioni di genere».
«Per competere», prosegue la presidente del Td, «è però necessario che le condizioni siano le stesse. E oltre alle condizioni servono gli strumenti. Nel PNRR sono destinate risorse importanti per l’imprenditoria femminile. Ma oltre a questi interventi diretti e mirati, molte altre sono le misure realizzabili in modo trasversale a tutti gli obiettivi del Piano. Ci deve essere una cultura di fondo che tenga presente che le donne sono il motore della ripresa, non solo in termini economici ma anche di valori e di energie».