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Confcommercio dice NO alla guerra e SI’ alla pace

La Confederazione vuole dare un segnale di partecipazione e vicinanza alle popolazioni colpite dal conflitto con una vetrofania da scaricare ed esporre sulle vetrine degli esercizi commerciali

La Confederazione vuole dare un segnale di partecipazione e vicinanza alle popolazioni colpite dal conflitto con una vetrofania da scaricare ed esporre sulle vetrine degli esercizi commerciali

La guerra in Ucraina rende chiara l’esigenza di scelte tempestive ed adeguate per riaffermare le ragioni della libertà, della democrazia e del diritto internazionale. All’Europa serve una compiuta e comune politica estera di difesa e sicurezza, così una compiuta e comune politica energetica. Sfide straordinarie che metteranno ancora una volta a dura prova la nostra economia, le prospettive di crescita e la tenuta delle nostre imprese già duramente colpite da due anni di pandemia.

Confcommercio vuole dare un segnale di partecipazione e vicinanza alle popolazioni colpite dal conflitto con una vetrofania da scaricare ed esporre sulle vetrine degli esercizi commerciali e da utilizzare sui social per dire convintamente «no alla guerra, sì alla pace».

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Sangalli sulla posizione di Draghi

Così il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, sull’intervento al Senato del Presidente del Consiglio Mario Draghi.

«Ha detto benissimo il Presidente Draghi: il ritorno della guerra in Europa è intollerabile e servono risposte ferme. In primis per porre fine alle grandi sofferenze che sta subendo il popolo ucraino e poi per i rischi estremi di un allargamento del conflitto. Confidiamo nell’impegno “senza tregua” del Governo per sostenere gli sforzi per far cessare la guerra e per fronteggiare l’impatto di questa drammatica crisi anche su cittadini ed imprese a causa, in particolare, di ulteriori impennate dei prezzi dell’energia. E’ la conferma della necessità e dell’urgenza di misure strutturali per la risoluzione dei nodi del nostro sistema energetico, agendo per la maggiore diversificazione e sicurezza delle forniture estere, ma anche per l’incremento della produzione nazionale di gas».

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