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Dazi Usa, Confcommercio: «Servono una risposta europea determinata»

Una politica monetaria espansiva, ridurre la burocrazia e rafforzare l’unione bancaria per una strategia di lungo periodo

L’annuncio del presidente americano Donald Trump, che il 2 aprile ha comunicato l’introduzione di nuovi dazi commerciali a partire dal 5 aprile, rischia di compromettere l’equilibrio delle relazioni economiche con una sessantina di Paesi. Una misura che non solo impone un incremento delle imposte – stimato intorno al 20% – ma che incide anche su aspetti strutturali della cooperazione economica internazionale, con conseguenze particolarmente rilevanti per l’Unione Europea.

I nuovi dazi, infatti, secondo Confcommercio, rappresentano «ben più di una semplice misura fiscale sproporzionata rispetto al disavanzo delle partite correnti con l’Europa – inferiore a sei decimi di punto del PIL statunitense». L’organizzazione sottolinea come l’impatto si estenda a «temi fondamentali per l’Unione, quali la politica dei sussidi pubblici, la protezione ambientale, la proprietà intellettuale e il sistema di tassazione». Temi che, osserva Confcommercio, vengono spesso ricondotti in maniera generica alla categoria delle cosiddette barriere non tariffarie, ma che in realtà toccano il cuore della governance economica europea.

Per rispondere in modo efficace e lungimirante, secondo Confcommercio, l’Europa deve agire su più fronti: «La strategia non può che poggiare su pilastri chiari e condivisi: una negoziazione ferma ma pragmatica con gli Stati Uniti, l’adozione di una politica monetaria espansiva e un’accelerazione dei processi di semplificazione interna. È altrettanto fondamentale lavorare per una maggiore coesione, rafforzando l’unione bancaria e il mercato dei capitali, così da convogliare il risparmio in eccesso verso investimenti produttivi che aumentino la competitività del continente».

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